Simposio Internazionale GeoAdriatico – Summary

Dopo aver portato i saluti del Vicepremier e Ministro On. Arben Ahmetaj che non ha potuto intervenire di persona per un impegno istituzionale dell’ultima ora, la discussione all’interno del panel si è articolata attraverso l’inquadramento geostrategico e la definizione delle corrispondenti nuove sfide europee per lo sviluppo climatico e sostenibile, l’aggiornamento dell’architettura e degli strumenti finanziari europei atti a realizzare gli obiettivi posti da tali sfide, l’analisi su scala globale ed i progetti virtuosi attuati nei mari Mediterraneo e Adriatico, con particolare riguardo agli effetti dei cambiamenti climatici, alla produzione e transizione energetica, all’innovazione e la ricerca tecnologica nel settore sanitario, alla produzione industriale ed agricola, concludendo con la definizione del ruolo che l’Italia, la Regione FriuliVenezia Giulia e Trieste possono ed intendono rivestire nel finanziamento ed attuazione di proposte concrete.

Di seguito un breve riassunto degli interventi:

1. Inquadramento geostrategico mondiale:
il Prof. Arduino Paniccia (Presidente della Scuola di Competizione Economica Internazionale, Docente presso il Centro Alti Studi Difesa CASD, Commentatore ed Analista RAI, LA7, TGCOM) ha analizzato il quadro geostrategico mondiale e la sua evoluzione per definire al meglio le dinamiche di attuazione delle nuove strategie di sviluppo europee in relazione ai rapporti con gli Stati Uniti, la Cina e la Russia, che influenzeranno inevitabilmente la nuova architettura finanziaria che l’Europa dovrà adottare per sostenerle. Il suo intervento, intitolato “Analisi introduttiva sul quadro geostrategico europeo, anche alla luce del recente conflitto ucraino ed all’interno delle nuove politiche finanziarie e strategie UE” ha cercato di evidenziare le crisi globali ed il cambiamento dello scenario internazionale conseguenti ai cambiamenti climatici, allo scoppio della pandemia ed all’inizio della guerra russo-ucraina, soprattutto con riferimento alla continuità geografica dell’Unione europea con le aree del Baltico e del Mar Nero, divenute fondamentali per il futuro dell’Europa. Le nuove dinamiche e sfide politiche europee hanno infatti determinato la necessità di coinvolgimento di nuovi attori, quali la Turchia, che vanta un collegamento diretto con la Russia, e la Cina, con la conseguente ridefinizione dei rapporti e delle alleanze fra le grandi potenze. Per quanto concerne l’andamento del conflitto, i mesi che ci separano dall’autunno saranno fondamentali per capire se vi sarà spazio per un cessato il fuoco prima del trinceramento invernale. La negoziazione di un accordo richiederà verosimilmente un compromesso da parte dell’Ucraina i cui contorni sono ancori da chiarire. A questo si aggiungono fattori di complessità sul campo militare – dettati da divergenze nell’approccio di conduzione delle operazioni tra Stati Uniti e l’Ucraina – e sulla questione alimentare relativa alla crisi del grano. Differentemente da diversi analisti, si ritiene che il costo enorme di questa nuova guerra non potrà essere sostenuto per un tempo indefinito, nemmeno dalla Russia. Il baricentro della via della Seta Cinese e delle reti di interconnessione fra Europa ed i mercati asiatici si è già drasticamente spostato verso sud, coinvolgendo attivamente l’intero Mediterraneo. Si è ripristinata la necessità di rafforzare la rete trans-europea dei trasporti afferente al Corridoio V Lisbona-Kiev, che necessita ancora di grandi investimenti infrastrutturali e ferroviari nel suo ramo centrale ed orientale, piuttosto che allocare nuove risorse sul Corridoio Adriatico-Baltico, già sostanzialmente completato. È importante, tuttavia, sottolineare come gli eventi degli ultimi anni e l’accresciuta competizione geopolitica sono forieri di una nuova fase della globalizzazione che ha assunto caratteristiche sempre più complesse, subendo una battuta d’arresto. La necessità di aver garantite forme di autosufficienza è diventata prioritaria ponendo la questione di affrontare le sfide globali con un approccio diverso, più attento alle comunità locali. Ci troviamo nuovamente in un periodo di grande confronto tra USA e Cina, con un ruolo sempre più importante da essere assunto dall’UE che deve pertanto riformarsi per garantire strumenti e processi decisionali più agili ed adeguati alle nuove sfide.

2. Evoluzione dell’architettura finanziaria europea:
il Prof. Franco Passacantando (Consigliere dell’Istituto Affari Internazionali, Wise Person del Gruppo di Alto Livello del Consiglio d’Europa sull’Architettura Finanziaria per lo Sviluppo, Docente all’Università Luiss, ex-Dirigente della Banca d’Italia e della Banca Mondiale) ha fornito un aggiornamento sull’evoluzione dell’architettura finanziaria europea anche in considerazione del continuo mutamento del quadro geostrategico mondiale. Il suo intervento, intitolato “Cenni sulla nuova architettura finanziaria europea e ruolo delle Banche Europee e dei relativi strumenti nello sviluppo delle politiche e strategie UE” ha evidenziato come l’esigenza della riforma originava da importanti presupposti: il primo evidenzia che nonostante l’UE sia uno dei principali attori nell’ambito delle politiche dello sviluppo, contribuendo per oltre la metà degli aiuti finanziari complessivi alle politiche di sviluppo climatico e sostenibile su scala globale, la sua visibilità politica sia sempre rimasta ampliamente inferiore a quella di altri noti contributori, quali Stati Uniti e Cina; il secondo sottolinea la frammentazione dell’architettura finanziaria europea per lo sviluppo sostenibile, il cui coordinamento è affidato ai singoli attori e Paesi membri con limitate capacità di coordinamento; il terzo richiama all’esistenza di inconsistenze che riducono la capacità di sfruttare sinergie e di massimizzare l’efficienza delle diverse iniziative. Sono questi i presupposti per cui il Consiglio europeo ha costituito nell’aprile 2019 il Gruppo dei Saggi (Wise Persons) sull’architettura finanziaria europea. Il Gruppo ha finalizzato il proprio rapporto nell’ottobre 2019, il quale delinea una serie di proposte per affrontare le principali sfide dell’Agenda europea per lo sviluppo, come il cambiamento climatico, il sostegno allo sviluppo in Africa, e la gestione dei flussi migratori. Dal rapporto emerge che il problema principale riguarda il superamento della frammentazione ed eterogeneità delle politiche di sviluppo, a cui si propose di dare risposta mediante l’istituzione dell’European Climate and Sustainable Development Bank (Banca Europea per lo Sviluppo Climatico e Sostenibile). Tuttavia, non vi era consenso sulla diverse modalità con cui creare questo nuovo Istituto. Da una parte, si ipotizzò la costituzione di una sussidiaria della Banca Europea per gli Investimenti (BEI), con un focus specifico sullo sviluppo al di fuori dei confini dell’UE. Dall’altra, si pensò di ampliare il mandato della Banca Europea per la Ricostruzione e Sviluppo (BERS), la quale aveva già maturato una consolidata esperienza di politiche allo sviluppo anche al di fuori dei confini dell’UE. Nessuna di queste soluzioni fu in ultima istanza implementata, primariamente a causa della necessità di operare in tempi rapidi, obiettivo che non era facilmente conciliabile né con una revisione del capitale sociale degli Istituti né con una operazione di immissione di nuovo capitale. Se guardiamo al presente, la BERS, che sembrava avesse completato il suo mandato grazie alla rapida crescita economica dei Paesi dell’Europa orientale, avrà nuovamente un ruolo di primo piano in seguito alla crisi ucraina. La BEI, invece, ha abbandonato l’idea di creare una entità legale separata, e ha optato per la creazione di una sussidiaria denominata EIB Global, nella quale convergeranno tutte le attività della BEI al di fuori dei confini dell’UE. La BEI ha anche inaugurato 30 uffici al di fuori dell’UE nonché un hub regionale a Nairobi per coordinare le attività in Africa. Nel contempo, la Commissione europea ha attivato un nuovo strumento finanziario che sarà messo a disposizione di BEI, BERS, delle Banche di sviluppo nazionali e di altri Istituti che presenteranno validi progetti di investimento. La Commissione rivestirà dunque un ruolo di coordinamento molto importante nel prossimo futuro. Tuttavia, qualora non vi sia chiarezza sulle riforme istituzionali di lungo periodo relative all’architettura europea per lo sviluppo, tale ruolo potrebbe trovare degli ostacoli lungo la strada.

3. Ruolo ed azione italiana nelle banche europee di sviluppo:
la Dr.ssa Elena Clemente (Capo Ufficio I Direzione Generale Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale Italiano) ha descritto l’azione ed il ruolo che l’Italia riveste ed ambisce a rivestire nelle banche europee che si stanno modificando per attuare le nuove sfide di sviluppo. Il suo intervento, intitolato “Architettura Finanziaria Europea: dalla teoria alla pratica” ha innanzitutto evidenziato come la cooperazione allo sviluppo sia parte essenziale dell’azione esterna dell’UE e che si è lavorato ad un Regolamento che potesse fornire risposta alle nuove sfide e ai limiti dell’architettura finanziaria europea. Nonostante lo slancio positivo impresso dal Gruppo dei Saggi creato dal Consiglio d’Europa, la sopravvenienza della pandemia ha catalizzato le politiche e corrispondenti risorse finanziarie verso la gestione dell’emergenza, riducendo l’ambizione della proposta di costituire una sussidiaria della BEI e optando invece per la EIB Global. Si tratta di un risultato sub-ottimale rispetto alle proposte iniziali di riforma, anche se rappresenta comunque un importante miglioramento dell’attuale organizzazione ed un passo nella giusta direzione. La pandemia non ha solamente rallentato i processi di riforma, ma ha evidenziato come le risorse siano ancora esigue ed insufficienti. In particolare, merita rimarcare che al momento dell’immissione di nuove risorse, le finanze del bilancio UE fossero già state impegnate e questo costituì un limite per le iniziative di cooperazione allo sviluppo nei paesi partner. Pertanto, si decise di rafforzare il coordinamento tra le diverse Entità coinvolte e di migliorare e strutturare la comunicazione finalizzata ad incrementare la visibilità dell’importante contributo europeo allo sviluppo sostenibile. Quale prima conseguenza positiva, tutte le banche europee hanno rafforzato il reciproco coordinamento per migliorare l’impatto positivo degli investimenti e per sfruttare al meglio le risorse disponibili sotto l’egida dell’EIB Global. Infatti, i futuri investimenti dovranno attenersi al principio del c.d. policy first, ossia l’erogazione delle risorse dovrà essere subordinata a un coordinamento politico europeo, che ne deciderà la destinazione. In sintesi, la programmazione in ambito europeo diviene sempre più importante e sarà basata sui principi di politica estera. L’Africa sub-sahariana viene identificata quale principale priorità di destinazione degli investimenti in virtù della fragilità che accomuna i Paesi parte di questa regione, ma anche del grande potenziale di crescita. È infine da tener presente che in Europa si registra un generale allineamento tra diversi Ministeri dei Paesi membri verso la futura necessità di portare a compimento l’istituzione di una sussidiaria della BEI dedicata allo sviluppo sostenibile. Solo la ripresa del negoziato nei prossimi anni potrà permettere la ripresa del progetto nel quale l’Italia intende assumere e continuerà a rivestire un ruolo importante.

4. Sostegno italiano allo sviluppo sostenibile nei bacini Adriatico e Mediterraneo:
il Prof. Antonello Pezzini (Consigliere del Ministro Italiano dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Membro del Comitato Economico e Sociale Europeo) ha riassunto l’azione italiana a sostegno delle nuove sfide e politiche di sviluppo sostenibile nei bacini Adriatico e Mediterraneo. Il suo intervento, intitolato “Dipendenze energetiche e strategie Italiane per lo sviluppo sostenibile nei bacini Adriatico e Mediterraneo” ha evidenziato che se da una parte il processo decisionale dell’UE talvolta può essere rallentato dalla necessità di coniugare le diverse voci, l’Europa è all’avanguardia nel campo delle politiche climatiche, dello sviluppo sostenibile e della biodiversità. Questo è un patrimonio che trova espressione nell’acquis communautaire, ossia in quel corpo di norme che i Paesi candidati all’UE devono recepire nel processo di adesione. Trasferire l’acquis ai Paesi dei Balcani occidentali è un elemento cruciale per permettere la condivisione di un sistema valoriale che in UE abbiamo maturato a lungo nel tempo. Nell’ambito del clima e dell’energia, per esempio, questo trasferimento si traduce nelle normative che hanno portato allo sviluppo dell’ETS, il sistema di scambio delle quote di carbonio europeo, e alla diffusione della cultura dell’efficientamento energetico. Si tratta di norme che impegnano il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare italiano nel processo di trasferimento verso i Paesi che un domani entreranno nell’UE e che assume particolare rilevanza poiché favorisce la diffusione di una consapevolezza verso un cambiamento delle modalità di consumo – sempre più responsabile – dell’energia. Cambiare il modo in cui produciamo l’energia primaria passa anche per un cambiamento culturale. Infatti, nonostante, nuove tecnologie di produzione pulita dell’energia si cominciano già ad affacciare sui mercati, basti pensare all’idrogeno nella mobilità, la cultura del consumo dell’energia in molti casi è ancora lenta nell’adeguarsi. Infine, per concludere, lo sviluppo sostenibile non può prescindere dal supporto del sistema bancario. Le banche mediano questi valori e priorità con la necessità di attuazione concreta dei progetti e pertanto la ridefinizione dell’architettura finanziaria e degli strumenti utili a raccogliere tali sfide in questo nuovo quadro geostrategico è anch’essa fondamentale.

5. Cambiamenti climatici ed interconnessioni energetiche:
il Prof. Corrado Clini (Professore del Dipartimento delle Scienze Ambientali dell’Università cinese di Tschingua, ex-Ministro tecnico e Direttore Generale del Ministero dell’Ambiente Italiano) ha descritto il cambiamento epocale in atto in relazione ai cambiamenti climatici ed alla realizzazione delle nuove reti di interconnessione globali, inquadrando perciò l’attuazione delle nuove sfide europee nell’ambito di tali priorità. Il suo intervento, intitolato “Nuove strategie mondiali per la lotta ai cambiamenti climatici e le reti di interconnessione energetiche globali” ha sottolineato come anche in Italia la questione climatica, energetica, alimentare e di conflitto sociale siano fortemente interconnesse fra loro. Basti pensare al conflitto tra agricoltura ed energia che si sta consumando nel nostro Paese a causa della scarsità della risorsa idrica in un periodo straordinario di siccità. Ne consegue un difficile trade-off tra l’utilizzo dell’acqua per la produzione di energia negli impianti idroelettrici e per l’irrigazione agricola. Questi fenomeni climatici non dovrebbero sorprenderci se guardiamo agli ultimi dati disponibili. Come efficacemente ricordato dal Primo Ministro Johnson nel discorso di apertura della COP26 “l’orologio dell’apocalisse sta correndo”, riferendosi al cambiamento climatico. In particolare, la variazione della temperatura media del pianeta, secondo le stime della NOAA – l’Agenzia USA per l’atmosfera e l’oceanografia – stima che la concentrazione in atmosfera dell’anidride carbonica salga a circa 420 parti per milione nel 2022, rispetto a un obiettivo di contenimento ben al di sotto di questo valore. Secondo la Comunità scientifica internazionale, un valore di 400 ppm è considerato molto pericoloso. Il COVID-19 ha permesso una temporanea riduzione di tale valore, ma ora la concentrazione sembra aumentare nuovamente, nonostante nel 2021 il peso del carbone nel mix mondiale è stato superato dalle energie a zero emissioni, tra cui rinnovabili e nucleare. Anche il rapporto del 2022 dell’IPCC proietta per l’Europa una situazione critica su molti fronti: criticità idrica nel bacino del Mediterraneo (sponda sud e nord); aumento del livello del mare e delle inondazioni nel centro Europa; siccità; fenomeni climatici estremi con impatti sociali ed economici importanti. In questo senso, uno strumento essenziale è rappresentato dalla strategia europea sull’adattamento climatico, che fornisce le linee guide per cambiare l’uso del territorio in Europa, con importanti ripercussioni sulle politiche per le infrastrutture e per l’uso del suolo. Nell’ambito del dibattito sul futuro del sistema energetico in UE, si rileva la necessità di diversificare le fonti di approvvigionamento, come delineato nel documento RePowerUE. Se da una parte l’UE sta cercando di affrancarsi dalla dipendenza della Russia, nello stesso tempo altri Paesi stanno incrementando il loro consumo di gas. L’India sta puntando a sostituire il carbone con il gas per combattere l’inquinamento e conseguire gli obiettivi climatici. La Cina, già grande consumatore di energia, è divenuta recentemente il principale importatore al mondo di GNL, superando il Giappone, oltre a stringere importanti accordi di approvvigionamento di gas con gli Stati Uniti. Si rileva dunque un concetto di interdipendenza energetica che è globale, laddove l’UE deve competere con India, Cina e Giappone. Tra le soluzioni ipotizzate, riveste un ruolo importante anche l’idrogeno, su cui l’UE si è impegnata con importanti investimenti nell’ambito dello stesso strumento RePowerEU, soprattutto per l’adeguamento dell’infrastruttura di trasporto necessaria a distribuire il gas naturale in miscela con l’idrogeno. Si evidenzia anche la produzione locale di idrogeno verde tramite le rinnovabili – alternativa più pratica ed economica. Oltretutto, l’UE ipotizza anche la produzione dell’idrogeno verde in Africa da destinare all’importazione. Un ultimo punto sulla strategia europea, cruciale e allo stesso tempo di difficile risoluzione, è il tema dei minerali critici, ossia materia prime necessarie per alimentare la crescente capacità di produzione di energia da fonti rinnovabili. A titolo esemplificativo, il 98% delle terre rare è importato dalla Cina. Rischiamo dunque di uscire dalla dipendenza dal gas russo ma continuare ad essere dipendenti dalle importazioni di terre rare e magneti permanenti dalla Cina. Oltretutto, seppur l’UE disponga di un potenziale di risorse minerarie, si riscontra ancora un basso livello di accettazione pubblico verso le attività di estrazione mineraria in Europa, come dimostrano i recenti avvenimenti che hanno fermato l’affidamento alla multinazionale Rio Tinto dell’estrazione del litio dalle miniere della Serbia per le forti proteste delle popolazioni locali.

6. Pandemie e biotecnologie:
il Prof. Diego Bravar (Presidente di Biovalley Group S.p.A., Presidente di Biovalley Investment Partner S.p.A., Vicepresidente di Confindustria Alto-Adriatico) ha descritto la propria esperienza per l’utilizzo dei nuovi strumenti finanziari in attuazione delle nuove sfide europee, attraverso un partenariato pubblico-privato. Il suo intervento, intitolato “Creazione di poli europei leader dell’innovazione nei settori BioHighTech, DigitalHighTech ed EnergyHighTech con le corrispondenti riduzioni delle dipendenze dai mercati energetici e sanitari russi e cinesi” ha descritto la propria esperienza e gli strumenti finanziari che sta mettendo in campo, attraverso fondi alternativi di investimento che prevedono la partecipazione di investitori istituzionali quali la BEI e la Cassa Depositi e Prestiti, al fine di rendere possibile la creazione di un polo tecnologico interconnesso ad una rete europea di imprese che fanno innovazione e creano sviluppo nei settori BioHighTech, DigitalHighTech ed EnergyHighTech, riducendo le dipendenze dai mercati russi (energia) ed asiatici (sanità). Ciò, ad esempio, è possibile attraverso il rafforzamento, esportazione e replica del modello Trieste Innovation Hub in 10 paesi del Sud-Est Europa, all’interno del quale poter sviluppare ed attuare i progetti e brevetti altamente innovativi come l’industrializzazione della produzione di tamponi salivari, chemomakers e bio-eparina (BioHighTech e DigitalHighTech), contribuendo a sconfiggere malattie e pandemie del nostro secolo e riducendo l’enorme dipendenza dovuta all’importazione di prodotti farmaceutici e sanitari dalla Cina. Oppure attraverso il rafforzamento della ricerca scientifica di settore sulle energie rinnovabili (EnergyHighTech) in 10 poli industriali creati nei diversi paesi del Sud-Est Europa e la realizzazione di un impianto innovativo di produzione di idrogeno e di energia con cattura di carbone in Albania, contribuendo a ridurre la dipendenza energetica dalla Russia ed allo sviluppo climatico e sostenibile dell’intero bacino mediterraneo.

7. Il ruolo dei Balcani:
il Dott. Gjon Radovani (Architetto, Urbanista ed attivista di Claim for Dignity, ex-Viceministro tecnico dello Sviluppo Territoriale dell’Albania) ha descritto il ruolo che i Balcani potranno e dovranno rivestire per la pace, stabilizzazione, coesione e sviluppo sostenibile dell’intera Europa. Il suo intervento, intitolato “Città e Comunità Sostenibili-Obiettivo 11 dell’Agenda 2030” ha posto l’attenzione sulle forme e contenuti di progetti innovativi per ridurre l’inquinamento pro capite prodotto dalle città, in particolare per quanto concerne la qualità dell’aria, la gestione dei rifiuti e la mobilità digitale, descrivendo come lo sviluppo urbano potrà essere più inclusivo e sostenibile, tra l’altro grazie a una pianificazione degli insediamenti partecipativa, integrata e sostenibile, ovvero con progressiva trasformazione dei processi attualmente utilizzati in modo disordinato in alcune regioni del mediterraneo. La creazione di comunità autosufficienti e sostenibili diventa pertanto l’unico modello sostenibile per lo sviluppo dell’umanità, da potersi attuare attraverso un processo di deglobalizzazione e riduzione progressiva delle dipendenze dall’esterno. L’intervento ha poi descritto come si possano finanziare alcuni dei progetti di sviluppo sostenibile particolarmente innovativi anche attraverso la creazione di apposite criptovalute, portando l’esempio della nuova moneta “Uranio”.

8. La necessità imprenditoriale di conoscere le dinamiche evolutive:
il Dott. Piero Petrucco (Vicepresidente di Confindustria Friuli-Venezia Giulia, Amministratore Delegato di Icop SpA) ha poi ben descritto, anche attraverso la propria esperienza imprenditoriale, come le imprese debbano necessariamente rafforzare la propria capacità di comprendere le nuove dinamiche evolutive e geostrategiche mondiali ed i conseguenti impatti territoriali al fine di poter cambiare in anticipo ed orientare al meglio la propria produzione industriale. Il suo intervento, intitolato “Il sistema produttivo del Friuli-Venezia Giulia e la sua importanza nello sviluppo delle interconnessioni con i mercati stranieri” ha brevemente parlato del ruolo del sistema economicoproduttivo del Friuli-Venezia Giulia quale cerniera d’interconnessione con l’Ucraina attraverso il Corridoio V, con il Mediterraneo e la Via della Seta nonché del grande potenziale delle imprese del nord-est italiano nel fare innovazione a sostegno dello sviluppo sostenibile che fa parte integrante del DNA culturale delle comunità di cui fanno parte. Ma ha soprattutto posto l’attenzione sulla propria esperienza aziendale afferente alla realizzazione della nuova piattaforma logistica nel porto di Trieste, principale porto del Mediterraneo, ed alla successiva vendita della maggioranza delle quote azionarie della società di gestione al Porto di Amburgo. Questa esperienza lo ha costretto ad affrontare e comprendere dinamiche di sviluppo non solo afferenti ad un semplice progetto industriale, ma soprattutto strettamente interconnesse alle politiche internazionali, all’evoluzione del quadro geostrategico mondiale, nonché ai rapporti fra Europa, Stati Uniti d’America e Cina. Ha posto pertanto l’accento sull’importanza della partecipazione delle imprese territoriali a eventi come il Simposio GeoAdriatico sostenendo la necessità di organizzare incontri periodici d’informazione del mondo produttivo sulle prospettive di sviluppo globale che inevitabilmente influenzeranno l’economia mondiale nell’immediato futuro, al fine di comprendere al meglio le visioni, strategie, priorità ed obiettivi della comunità internazionale, definendo pertanto al meglio la propria strategia industriale, anticipandone i tempi di attuazione.

9. Le nuove banche a “chilometro zero”:
il Dott. Carlo Antonio Feruglio (Presidente della Banca BCC di Staranzano e Villesse, Gruppo ICCREA, Imprenditore nel Settore Agricolo) ha illustrato come le banche territoriali abbiano già impostato il loro sostegno finanziario allo sviluppo in relazione al mutato quadro geostrategico internazionale ed alle corrispondenti nuove sfide europee. Il suo intervento, intitolato “L’importanza della Banca a Chilometro Zero nel supporto delle imprese innovative interconnesse ai sistemi europei, che operano sulla base dei principi di Economia Circolare, Innovazione e sviluppo delle reti”, ha innanzitutto enfatizzato come la propria banca abbia anticipato la visione riassunta dalle 3 “P” del simposio internazionale GeoAdriatico (Persone, Pianeta, Prosperità) avendo pienamente raccolto la sfida dell’agenda 2030 delle Nazioni Unite per uno sviluppo sostenibile e riassunto il proprio obiettivo di crescita finanziaria addirittura attraverso 5 “P”: Persone, Pianeta, Prosperità, Pace e Partnership. Ha poi parlato di come il supporto alle comunità locali in una prospettiva di autosufficienza, differentemente dai modelli di accorpamento e di globalizzazione che stanno dimostrando la loro inadeguatezza nei confronti delle sfide climatiche e sostenibili, sia parte integrante della visione del gruppo Iccrea, composto da 128 banche di credito cooperative, che prevede un costante rapporto umano con le persone e le imprese che operano localmente, volendo rappresentare non solo il terzo gruppo bancario per numero di sportelli aperti sull’intero territorio italiano, ma il principale istituto finanziario “a chilometro zero”. Particolarmente interessante è stato poi l’intervento riguardante la propria esperienza imprenditoriale nel settore agricolo, evidenziando come l’informazione sulla potenziale crisi alimentare, economica e sociale dovuta all’importazione del grano conseguente al conflitto Russo-Ucraino non sia ancora adeguata. E’ stato infatti posto l’accento che la maggiore dipendenza alimentare sia determinata dalla fornitura del grano russo e non di quello ucraino, in quanto i quantitativi annualmente esportati dal primo paese, sia in Europa che in Africa, sono di gran lunga superiori a quelli esportati dall’Ucraina e che pertanto lo sminamento del porto di Odessa ha obiettivi sostanzialmente geostrategici e bellici ma non determina delle potenziali crisi alimentari dovute all’importazione del grano dall’Ucraina, o perlomeno non tanto gravi quanto quelle determinabili dalle sanzioni e dal blocco delle importazioni del medesimo prodotto agricolo dalla Russia.

10. Globalizzazione, Deglobalizzazione ed alcune proposte concrete:
il Prof. Giuseppe Razza (Moderatore del panel, Presidente dell’Associazione di Banche ed Imprese Sustainable Financing, Consigliere della Fondazione Bancaria CRTrieste, Esperto Integrato della Cooperazione tedesca all’interno del Ministero dell’Ambiente, Pianificazione Territoriale ed Infrastrutture del Kosovo, Presidente del Movimento Europeo per lo Sviluppo Sostenibile, exDirettore Generale del Segretariato del Corridoio Trans-Europeo ferroviario n.V) ha poi concluso la discussione ponendo l’accento sulla necessità di attuare le sfide globali solo attraverso la crescita di comunità locali autosufficienti interconnesse fra loro, riassumendo alcune proposte concrete emerse durante la discussione. Il suo intervento intitolato “Conclusioni e proposte per l’Adriatico” ha pertanto sottolineato come tutti gli interventi dei prestigiosi relatori abbiano reso possibile l’identificazione di concrete possibilità di sviluppo di progetti innovativi nel Mar Adriatico, quali la realizzazione di una sede tematica e di nuovi strumenti di garanzia della Banca Europea per gli Investimenti e di un polo finanziario-assicurativo internazionale con corrispondente rafforzamento della rete commerciale e della presenza consolare a Trieste, il rafforzamento e l’estensione di un polo tecnologico dell’innovazione in 10 paesi del Sud-Est Europa operante nei settori BioHighTech, DigitalHighTech ed EnergyHighTech, la realizzazione di un grande polo di produzione energetica con cattura di carbone e produzione di idrogeno in Albania. Per l’ulteriore approfondimento di tutti questi temi, ci si è dati appuntamento al prossimo autunno-inverno nell’ambito di una grande conferenza internazionale che verrà organizzata con il supporto dell’Associazione Sustainable Financing.

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