Lo scopo

Un’Associazione di imprenditori al servizio delle Istituzioni e dei cittadini
Nel pieno rispetto delle indicazioni e delle decisioni prese dagli Organi dell’Unione Europea, con l’obiettivo di rafforzare ulteriormente la cooperazione fra gli Stati Membri (Team Europe), e con il pieno consenso delle istituzioni regionali e comunali, si auspica che il Governo italiano sostenga fermamente una candidatura di sede di uno o più corpi intermedi delegati a sostenere le nuove sfide ed attuare le corrispondenti politiche comunitarie, con particolare riferimento al progresso sostenibile, alla realizzazione delle infrastrutture di interconnessione mondiali (Global Gateway) nel quadro di cooperazione atlantica.

La creazione di tale nuovo soggetto delegato e partecipato pone la questione di sede da essere risolta attraverso una negoziazione fra i Primi Ministri, i Ministri degli Affari Esteri ed i Ministri dell’Economia e Finanze degli Stati Membri interessati, in coordinamento con i rispettivi ministeri settorialmente competenti. Nonostante l’Italia sia uno dei tre maggiori contributori netti del Bilancio dell’Unione, l’attuale assetto di controllo e gestione delle organizzazioni finanziarie europee (Banca Centrale Europea, Banca Europea per gli Investimenti, Banca Europea per la Ricostruzione e Sviluppo, Agenzia Bancaria Europea) è sbilanciato sull’asse franco-tedesco-spagnolo (due presidenze ed una direzione generale sono francesi, due presidenze sono spagnole e le quattro sedi dei quartieri generali sono rispettivamente localizzate in Germania, Lussemburgo, Inghilterra e Francia). Quindi, l’Italia può e deve candidarsi autorevolmente per ospitare le future strutture dei nuovi strumenti finanziari ed operativi comunitari e multilaterali ed ogni nuovo organismo delegato che si dovesse rendere necessario in attuazione delle nuove politiche e corrispondenti indirizzi che di volta in volta saranno concordati a livello europeo.

Non è opportuno porre la sede di nuovi organismi al di fuori del territorio dell’Unione né tantomeno all’interno di una grande città o capitale finanziaria (Bruxelles, Francoforte, Londra, Parigi, Lussemburgo) dove già operano ulteriori importanti strutture comunitarie, sia per problemi di sovraccarico di traffico e residenti, con i relativi inquinamenti, sia in attuazione delle conseguenti strategie di decentramento oramai adottate dalla Commissione Europea e da tutti i maggiori organismi finanziari europei.

Allo stato attuale (settembre 2025), la proposta dell’Associazione Sustainable Financing si concentra su 3 ipotesi:

  • Una sede regionale (Balcani e/o Ucraina) o tematica (trasporti, energia, garanzie finanziarie) della Banca Europea per gli Investimenti (BEI) e/o della Banca Europea per la Ricostruzione e Sviluppo (BERS).
  • Una sede di un Fondo e/o di uno Strumento Europeo (European Peace Facility, European Development Facility, European Investment Fund) dedicato al finanziamento e gestione dei processi di pace, o alla creazione di una difesa comune, od al sostegno dei meccanismi finanziari ed assicurativi, anche off-shore, per le imprese europee che operano all’estero.
  • Una sede del Segretariato Permanente del tratto terminale Adriatico-Balcanico del Corridoio Economico Indo-Mediterraneo (IMEC / Via del Cotone).

Man mano che nuove politiche, strategie e strumenti dovessero essere approvati dagli organi competenti dell’Unione Europea, nuove candidature di sede potranno essere proposte. L’Associazione Sustainable Financing è pronta a sostenere tecnicamente, organizzativamente e finanziariamente le istituzioni italiane competenti alla negoziazione per renderle fattibili con il supporto estremamente qualificato e l’esperienza dei propri associati o tramite enti, società ed esperti esterni.

Perché il friuli-venezia giulia?

In Italia, la Regione Friuli-Venezia Giulia potrebbe rappresentare e sostenere autorevolmente una candidatura di sede,
anche per: ...

  • il suo ruolo di cerniera delle reti trans-europee già realizzate fra le regioni europee a massima produzione di PIL per capita (Baviera, Austria e Nord-Est Italiano) ed i territori destinatari delle future politiche di sviluppo al di fuori della UE (Balcani Orientali, Ucraina, Medio-Oriente, Israele, Golfo Persico);
  • Descrizione immagine
  • La vicinanza, la connessione, le relazioni ed i rapporti istituzionali consolidati con gli Stati Uniti, la Germania, la Francia, l’Austria, la Slovenia, ed i vicini Paesi Balcanici e dell’Est Europa, e quindi già essendo uno dei maggiori destinatari e gestori delle future risorse comunitarie a sostegno dello sviluppo climatico e sostenibile al di fuori dell’Ue, con esperienza e responsabilità già assegnate nella gestione di importanti risorse per la cooperazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale con tali territori;
  • la propria identità di regione di confine nella quale si è sviluppata una tradizione consolidata per la realizzazione e gestione di strumenti finanziari ed assicurativi innovativi atti a sopperire ai divari esistenti, e per sviluppare i traffici e le connessioni strategiche con le reti trans-europee in essere (trasportistiche, energetiche, cibernetiche) e con i Paesi destinatari delle nuove politiche di sviluppo al di fuori dei confini Ue;
  • la presenza sul proprio territorio e nelle aree limitrofe (nord-est italiano, Austria, Baviera e Centro-Europa) di organismi bancari, assicurativi (Generali, Allianz) e finanziari di livello mondiale, nonché di un vasto tessuto di imprese che, come sottolineato da diversi presidenti degli Stati Uniti, rappresentano l’eccellenza produttiva mondiale con una rete di imprese che da decenni utilizzano gli strumenti finanziari messi a disposizione dalle Banche di Sviluppo internazionali per l’attuazione delle politiche di sviluppo sui confini esterni dell’UE.
Perché Trieste?

In questa regione di confine, la città di Trieste, di fronte al Mar Adriatico potrebbe rappresentare una delle sedi maggiormente adeguate ad ospitare una delle diverse organizzazioni internazionali appena create ed in fase di creazione/riorganizzazione, potendo diventare allo stesso tempo uno dei maggiori poli finanziari-assicurativi mondiali per le seguenti ragioni: ...

  • possiede il più grande porto del Mediterraneo con importanti relazioni già instaurate dall’Autorità di Sistema del Mare Adriatico, che rappresenta il terminale di riferimento dei traffici del Centro-Nord Europa lungo le direttive di sviluppo Ue (via del Cotone), nonché il naturale sbocco al mare dell’economia ucraina, attraverso il Corridoio Mediterraneo in periodi d’impossibilità di utilizzo dei terminali sul Mar Nero. Ricordiamo al proposito la recente identificazione del Porto di Trieste quale terminale marittimo del Corridoio IMEC, essendo attraversato dai Corridoi europei, incluso il Corridoio Mediterraneo, di collegamento con i mercati del centro-nord Europa e l’Ucraina.
  • Come Gorizia, Trieste è città di confine, ovvero è un luogo centrale per le relazioni, i traffici consolidati e le connessioni con i Balcani Orientali, l’Ucraina, il Mediterraneo ed il Medio Oriente, attraverso il proprio posizionamento geostrategico rispetto ai territori che sono e saranno i principali destinatari delle nuove politiche di sviluppo extra-Ue.

  • Trieste e l’area extra-Ue — mappa/illustrazione
  • Il regime di zona franca, in fase di discussione comunitaria, ampliabile a tale area, permetterebbe l’utilizzo di strumenti finanziari agevolati a sostegno delle operazioni off-shore.
  • L’interesse degli USA sulla città, anche in relazione alle connessioni con il colosso economico e politico del Medio Oriente (Emirati-Arabia, Egitto-Giordania, India) ed il porto di Haifa in Israele, nonché allo sviluppo dei traffici commerciali del continente americano con il Centro Est-Europa attraverso i porti mediterranei.
  • L’interesse dell’intero continente asiatico sulla città (quale terminale di ingresso al mercato dell’Unione Europea sia della Via del Cotone che della Via della Seta), potendo esercitare tutte le necessarie azioni di definizione e monitoraggio delle condizioni per l’attuazione delle corrispondenti infrastrutture, nel rispetto degli interessi europei e sempre all’interno del Patto Atlantico.
  • La nutrita presenza in città di importanti istituzioni multilaterali, fra cui l’Iniziativa Centro Europea (InCE), idonee a fornire ulteriore supporto tecnico, di conoscenza e di relazioni per l’attuazione dei programmi e progetti prioritari sostenuti finanziariamente dall’Europa. Nell’InCE, fra l’altro finanziata dalla BERS, sono rappresentati come membri tutti gli stati balcanici attraversati dai Corridoi Europei (tratti terminali terrestri del corridoio IMEC) e quelli attraversati dal Corridoio Mediterraneo (Slovenia, Ungheria, Ucraina) di collegamento con Kiev, e pertanto potrebbe mettere a disposizione un’esperienza consolidata maturata negli ultimi 30 anni per il sostegno alle istituzioni competenti nell’organizzazione di incontri interministeriali, nella sottoscrizione di trattati multilaterali e bilaterali, e nella definizione di strategie, studi strategici e progetti prioritari nel settore dei trasporti, dell’energia e delle infrastrutture digitali.
  • La contemporanea presenza di alcuni fra i più importanti centri mondiali di ricerca scientifica che potrebbero supportare tale nuova sede di una istituzione europea, garantendo la continua innovazione delle iniziative proposte coerentemente alle nuove sfide e strategie comunitarie.
  • La disponibilità di aree in Porto Vecchio, sulle quali realizzare un nuovo ed ambizioso progetto di sviluppo urbanistico, per le quali si è istituito un Consorzio Pubblico (URSUS) fra la Regione FVG il Comune e l’Autorità di Sistema Portuale, ed è stata approvata la variante al Piano Regolatore, ottenendo fin da subito 90 Milioni di EUR di contributi pubblici, a cui si sono aggiunti oltre 600 milioni di euro di contributi del PNRR.
  • La consolidata esperienza all’elaborazione di iniziative di pace, riconciliazione, e sviluppo da parte delle due città, italiana (Trieste) e slovena (Capodistria), confinanti.
  • La prossimità ad hub aeroportuali (Trieste e Lubiana) ed infrastrutture di collegamento internazionali.
  • La capacità di elaborare congiuntamente candidature multilaterali e di gestire poi i corrispondenti compiti è già stata testata sia attraverso la creazione di Gruppi Europei per la Cooperazione Transfrontaliera (GECT) con sede a Trieste.
  • La presenza in città di numerose comunità straniere (austriache, slovene, serbe, croate, albanesi, greche, ecc.) che convivono in pace da centinaia di anni, formando e rappresentando, fra l’altro, parte della propria identità.
gorizia

Perché GORIZIA?

Le città di Gorizia e Nova Gorica sarebbero particolarmente indicate ad ospitare la sede dello strumento Europeo per la Pace, per le seguenti ragioni: ...

  • La consolidata esperienza all’elaborazione di iniziative di pace, riconciliazione, e sviluppo da parte delle due città, italiana e slovena, confinanti.
  • La prossimità ad hub aeroportuali ed infrastrutture di collegamento internazionali.
  • La capacità di elaborare congiuntamente candidature internazionali e di gestire poi i corrispondenti compiti è già stata testata sia attraverso la creazione di Gruppi Europei per la Cooperazione Transfrontaliera (GECT), sia con l’affidamento del ruolo di Capitale Europea 2025.
  • Il 16 marzo 2024, l’Arcivescovo Carlo, in una sua omelia, ha nuovamente ribadito che “Gorizia assieme a Nova Gorica, per la loro storia e per i loro luoghi, più di altre città italiane ed europee, sono votate a diventare “città della pace” e non solo della cultura per un solo anno”.
  • Il 23 settembre 2025, i presidenti della Conferenza Episcopale di Italia (Card. Matteo Zuppi), Slovenia (Mons. Andrej Saje), e Croazia (Mons. Dražen Kutleša) e Croazia, sottoscrivono una dichiarazione congiunta per la pace nel mondo e lo fanno nella città di Gorizia e Nova Gorica che meglio di ogni altro luogo rappresentano simbolicamente il percorso di riconciliazione fra i popoli.
LE BANCHE EUROPEE OGGI

L’Unione Europea attraverso i propri Stati Membri ed istituzioni partecipa attivamente al finanziamento di diversi organismi bancari e strumenti pubblici, fra cui: ...

  1. la Banca Centrale Europea (BCE) fondata nel 1998, con sede a Francoforte (Germania), presidenza francese (Christine Madeleine Odette Lagarde fino al 2027) e circa 3.600 impiegati. Fondata nel 1998, tale organizzazione è la banca centrale incaricata all'attuazione della politica monetaria per i 20 paesi dell'Unione Europea che hanno aderito alla moneta unica, formando la cosiddetta zona euro, nonché della politica di vigilanza sugli enti creditizi. Gli azionisti della BEI sono pertanto gli Stati Membri che partecipano al suo capitale complessivo (10,825 Miliardi di EUR) attraverso le rispettive banche centrali nazionali (BCN). Con 1,418 Miliardi di EUR, l’Italia partecipa per il 13,1% al capitale della BCE, terza come gettito rispetto alla Germania (2,357 Miliardi di EUR pari al 21,8%) ed alla Francia (1,770 Miliardi di EUR pari al 16.4%)
  2. la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) istituita nel 1958, con sede a Lussemburgo, presidenza spagnola (Nadia Calviño fino al 2029) e circa 4.100 impiegati. Istituita nel 1958 tale banca finanzia gli investimenti atti a realizzare gli obiettivi politici dell’Unione Europea, fra cui lo sviluppo regionale, le reti trans-europee di trasporto, lo sviluppo delle reti digitali, cibernetiche e delle telecomunicazioni e del settore energetico, la ricerca allo sviluppo e l’innovazione, la protezione dell’ambiente e la salute ed istruzione. Gli azionisti della BEI sono i 27 Stati Membri dell’Unione Europea e la loro quota di partecipazione è proporzionale al loro rispettivo contributo al bilancio dell’UE. L’Italia, con circa 39,195 Miliardi di EUR detiene circa il 16,0% del capitale complessivo (243 Miliardi di EUR), e quindi il pacchetto di maggioranza relativa assieme a Germania e Francia. Non ci sono dati certi sul numero degli italiani impiegati nella BEI, ma sicuramente è proporzionalmente ben al di sotto del 16% del capitale complessivo sottoscritto.
  3. la Banca Europea per la Ricostruzione e Sviluppo (BERS) fondata nel 1991, con sede a Londra (Inghilterra), presidenza francese (Odile Renaud Basso fino al 2028) e circa 3.300 impiegati (di cui solo 112 italiani, pari a circa il 3,4%). Fondata nel 1991, con sede a Londra in Inghilterra, presidenza francese (Odile Renaud Basso) e 2.700 persone impiegate. Con la sottoscrizione di un capitale di 2,56 Miliardi di EUR, l’Italia rappresenta uno dei principali azionisti di questa Banca (seconda solo agli Stati Uniti d’America, parimenti a Germania, Francia, Regno Unito e Giappone), detenendo il 7,91% del capitale complessivo (29,740 Miliardi di EUR) e corrispondente potere di voto distribuito con gli altri 79 membri: 77 Nazioni (fra cui tutti gli stati membri dell’Unione Europea, gli Stati Uniti d’America, e la Cina), l’Unione Europea e la BEI. La Banca ha 55 uffici regionali, fra cui un ufficio regionale a Belgrado che coordina tutti i suoi aiuti per i Balcani.
  4. l’Autorità Bancaria Europea (ABE), istituita nel 2011, con sede a Parigi (Francia), presidenza spagnola (Josè Manuel Campa), direzione esecutiva francese (François-Louis Michaud) e circa 250 persone impiegate). Istituita nel 2011 e con 208 persone impiegate, quest’Agenzia Europea è incaricata di attuare un corpus di norme standard per regolamentare e vigilare sul settore bancario in tutti i paesi dell'UE. Il suo obiettivo è creare un efficiente mercato unico dei prodotti bancari dell'UE. Il costo di tale ABE si è attestato, nel 2024, attorno a 0,680 Miliardi di EUR.

In assenza di proposte alternative da parte degli Stati Membri (per l’Italia dovute anche all’instabilità politica con il cambio di 3 governi in 2 anni), ed alle rapide modifiche delle priorità comunitarie conseguenti alla pandemia COVID che colpisce il mondo intero dal 2019 al 2021, agli inizi del 2022 la BEI si muove autonomamente per rispondere alle raccomandazioni contenute nel rapporto del Gruppo di Alto Livello per la riforma dell’architettura finanziaria europea, fondando la BEI Globale (EIB Global), facente sostanzialmente le funzioni della ipotizzata Banca Europea per lo Sviluppo Climatico e Sostenibile (BESS), definendo un nuovo quadro di riferimento e dei nuovi standards da applicare ai progetti per renderli finanziabili ed ambientalmente e climaticamente sostenibili. Tale nuova sezione della BEI richiede peraltro l’assunzione di personale altamente preparato ad affrontare queste nuove sfide globali, prevedendo conseguentemente il corrispondente ampliamento di sede. Inoltre, la nuova strategia della BEI prevede la possibilità di aprire delle proprie sedi regionali a cui affidare il compito di gestire i finanziamenti ai progetti prioritari delle aree geografiche identificate (Balcani, Africa, Ucraina, Mediterraneo, Medio Oriente).

È comunque evidente che l’Italia, pur essendo il maggiore azionista (8,02 Miliardi di EUR di capitale) delle 3 principali banche europee assieme a Francia e Germania, differentemente da questi paesi non detiene né alcuna sede, né alcuna Presidenza, tuttora rivestendo un ruolo marginale negli organismi finanziari di gestione delle politiche comunitarie

Nel 2019 sia la BERS che la BEI aprono la propria sede regionale per i Balcani occidentali a Belgrado (Serbia), al fine di coordinare la gestione dei finanziamenti dei due organismi bancari dedicati a tutti i Balcani. La localizzazione di tale sede in uno stato che è stato per anni in conflitto con gli altri paesi limitrofi, con tensioni ancora in atto, non viene accolta positivamente da questi ultimi, che avrebbero preferito una sede regionale localizzata in un paese neutro e prospiciente ai Balcani stessi, come ad esempio l’Italia.

Nel dicembre dello stesso anno la BEI apre anche il suo quartier generale per l’Est Africa a Nairobi, in Kenya.

Per le ragioni sovra esposte, ed anche per le crisi politiche in atto nella capitale serba, si ritiene pertanto estremamente importante poter localizzare a Trieste> il Segretariato Permanente del tratto terminale Adriatico-Balcanico del Corridoio IMEC, spostando in questa sede ed allargando le funzioni del Segretariato Permanente della Comunità dei Trasporti dell’Europa Sud-Orientale, attualmente a Belgrado, assieme a quella della sede regionale della BEI deputata a sostenere i relativi investimenti infrastrutturali.

i fondi e strumenti europei

Coerentemente a quanto affermato dal Santo Padre, dall’articolo 11 della nostra costituzione, e dalle nuove politiche dell’Unione Europea, non si può essere negoziatori e portatori di pace se non si è in grado di garantire la propria difesa e provvedere alla nostra sicurezza. ...

Il 22 marzo 2021 il Consiglio Europeo ha istituito lo Strumento Europeo per la Pace (EPF) come meccanismo di finanziamento fuori bilancio nell’ambito della Politica Estera e di Sicurezza Comune (PESC) per sostituire ed ampliare i precedenti strumenti finanziari e consolidare la capacità dell’UE di prevenire i conflitti, costruire la pace e rafforzare la sicurezza internazionale, con implicazioni militari e civili di difesa. Il 26.06.2023 il Consiglio ha aumentato il suo massimale finanziario a 12 miliardi di EUR.

L’11 febbraio 2025 è stato pubblicato il rapporto della Fondazione Robert Schuman sul supporto europeo alla difesa attraverso il Fondo Europeo per la Difesa (EDF) istituito nel 2021 con dotazione di 8 miliardi di euro (2021-2027). Inoltre, nell’intervista alla stampa del 17 febbraio 2025, l’On. Antonio Tajani ha nuovamente ricordato come “nel suo ultimo discorso pubblico tenutosi nel maggio 2023 prima di lasciarci, il Presidente Berlusconi ci invitò a batterci per una difesa comune europea”.

Nella riunione speciale del Consiglio Europeo del 6 marzo 2025 si è deciso di accelerare la mobilitazione dei necessari strumenti e finanziamenti per aumentare la sicurezza dell’Unione Europea e dei propri cittadini, sostenendo la proposta della Commissione di costituire un nuovo strumento al fine di dotare gli Stati Membri di crediti agevolati per un importo complessivo di 150 Miliardi di EUR, senza la necessità dell’approvazione del Parlamento Europeo sulla base dell’art.122 del Trattato.

L’11 marzo 2025 su proposta PPE/S&D/VERTS/ALE/RENEW/ECR è stata approvata la risoluzione del Parlamento Europeo sulla Carta Bianca per il futuro della Difesa Europea, nella quale si definiscono i passaggi per l’identificazione degli strumenti, fra cui l’EDF, da essere creati od ampliati per supportare finanziariamente la costituzione di un sistema di sicurezza e difesa comune europeo, nel rispetto dei 5 punti del piano “ReArm Europe” proposto dal Presidente della Commissione Europea il 4 marzo 2025 (con dotazione finanziaria complessiva prevista di 800 Miliardi di Euro), insistendo sulla necessità di aumentare la spesa nazionale degli stati membri per la difesa europea ad un valore pari ad almeno il 3% del loro PIL, inquadrando tale spesa nell’ambito del contributo previsto per l’aderenza alla NATO.

Pertanto, indipendentemente dalla creazione di un nuovo strumento finanziario unificante od all’ampliamento della dotazione degli strumenti esistenti (EPF, EDF, ecc.) presumibilmente si procederà alla definizione ed organizzazione di un unico ente europeo che coordini e finanzi le politiche di pace, sicurezza e difesa comune europea, con attribuzione delle necessarie risorse finanziarie, inizialmente previste in 150 miliardi di euro (l’intero piano ReArm Europe prevede una dotazione di circa 800 Miliardi di euro) e con l’identificazione della corrispondente sede.

PORTO VECCHIO: LA CHANCE

700.000 mq., una sorta di città nella città tutta affacciata sul mare. Con oltre un milione di metri cubi di magazzini separati da un muro rispetto al tessuto urbano di Trieste, costituisce uno degli esempi di archeologia industriale marittima più rilevanti a livello mondiale. Da decenni si parla di un riutilizzo di quest’area transitata dallo status demaniale marittimo a quello di area di competenza del Comune di Trieste. Recentemente le tre principali Istituzioni cittadine hanno siglato un Accordo di programma per il rilancio del Porto vecchio e per l’avvio di una campagna di promozione che ridia vita a quella che l’anima più autentica della città di Trieste. Un’area nella quale, potenzialmente, possono essere attivati tutti i benefici di area franca... non solo doganale, ma anche finanziaria, derivanti da accordi internazionali che non hanno mai avuto coerente applicazione. E proprio all’interno di questo nuovo quadro di riferimento si colloca il progetto per la promozione della Banca eurupea per lo sviluppo. Banca coerente con la vocazione internazionale storica della città, con la sua posizione geografica strategica rispetto a tutto il mercato dell’est europeo e del Medio Oriente, con i progetti di sviluppo portuale e con quelli di sempre maggiore qualificazione nelle aree dell’high-tech, della cantieristica e dei laboratori per start-up internazionali. L’iniziativa pertanto non si contrappone, ma anzi si integra perfettamente, con altre iniziative e proposte in essere per lo sviluppo del Porto Vecchio di Trieste e per lo sviluppo dei traffici portuali e delle iniziative imprenditoriali della Regione Friuli-Venezia Giulia verso il Mediterraneo, l’Area Balcanica ed il Medio Oriente.

I CORRIDOI IMEC E MEDITERRANEO

Il 9 settembre 2023, a margine del G20 di New Delhi in India, viene sottoscritto il Memorandum of Understanding (MoU) per la realizzazione del Corridoio Economico Indo-Mediterraneo (IMEC) (detto anche “Via del Cotone”), di collegamento fra l’India all’Europa, diviso sostanzialmente in due rami infrastrutturali principali: il primo che collega l'India al Golfo Persico e l’altro che collega il Golfo Persico all'Europa, sia via mare che via terra. Tale MoU viene sottoscritto da India, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Stati Uniti, Unione Europea (UE) e tre stati membri, ossia Germania, Francia, ed Italia. ...

Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, presente al summit, dichiara «Abbiamo concordato di collaborare per contribuire a costruire una delle più grandi rotte commerciali di tutta la storia». Questo progetto mira a facilitare il commercio e la cooperazione economica, integrando i paesi del Golfo Persico e potenzialmente aumentando il commercio ferroviario tra India ed Europa, ma anche rafforzando i collegamenti e lo sviluppo delle reti energetiche e digitali lungo l’intero percorso. L'IMEC rappresenta anche la risposta strategica agli investimenti cinesi nelle infrastrutture globali, in particolare nell'ambito della BRI (Via della Seta). Potenzialmente, quindi, attraversando i Paesi del Golfo, il Medio Oriente e Israele, e sostanzialmente ridisegnando la geografia infrastrutturale, commerciale e politica del globo, la realizzazione dell’IMEC potrebbe determinare degli enormi vantaggi sul piano economico e strategico, sia per l’UE che nello specifico per l’Italia, pur presentando ancora punti di incertezza e potendo dar luogo anche a potenziali rischi.

Per gli Stati Uniti, il corridoio rappresenta sicuramente un chiaro successo geopolitico ed economico nel tentativo di containment dello sviluppo infrastrutturale ed economico cinese nei paesi dell’Asia e del Golfo, permettendo una diversificazione delle catene del valore e un de-risking anche per quanto riguarda gli approvvigionamenti. È la consacrazione, almeno potenzialmente, dell’inserimento dell’India nelle catene del valore occidentali e del legame sempre più stretto con gli Stati Uniti e con gli altri paesi del G7. È non di meno un ritorno del protagonismo Usa nella regione nel Golfo, fulcro di storici interessi americani. Soprattutto in quest’ultima regione, gli Usa sperano di trasformare l’IMEC in uno strumento diplomatico per ridurre e contenere l’influenza cinese nel Medio Oriente. I legami sempre più stretti tra Golfo e Cina hanno indotto, infatti, Washington a rafforzare la presenza nella regione. È il prosieguo del progetto iniziato con i già citati accordi di Abramo, tesi a normalizzare i rapporti tra i paesi del Golfo e Israele, con l’ulteriore tassello dell’iniziativa I2U2, la quale promuove la cooperazione economica tra Stati Uniti, Israele, India e Emirati Arabi Uniti.

Dal punto di vista dell’Unione Europea, il progetto è altrettanto strategico e segna uno dei passi fondamentali per la messa in opera del progetto Global Gateway, il piano da €300 miliardi lanciato a dicembre 2021 e finalizzato ad aumentare la connettività europea nel mondo dal punto di vista dei trasporti e dei settori digitale ed energetico. Si inserisce, inoltre, nel quadro della partnership strategica con il Golfo annunciata dalla Commissione europea a maggio 2022. A quest’ultimo proposito, Bruxelles aveva già individuato nel Middle Corridor, in particolare nel Trans-Caspian International Transport Route, un tassello fondamentale nella strategia del Global Gateway, e come elemento centrale di diversificazione e di de-risking per le catene del valore e logistiche tra Est e Ovest, in particolare verso la Cina. Se il Northern Corridor, transitante per la Russia, ha sempre meno importanza a causa del conflitto, il Middle Corridor vive ora problemi di capacità: i traffici nel 2022 sono aumentati del 250% rispetto al 2021 e ciò ha indotto l’Unione Europea, attraverso la Banca europea per gli investimenti (BEI), a veicolare nuovi investimenti in progetti di connettività infrastrutturale nei paesi dell’Asia centrale. Inoltre, la Commissione europea ha incaricato la BERS di studiare la fattibilità di corridoi di connettività sostenibile tra Europa e Asia centrale, con la possibile integrazione delle infrastrutture dei paesi dell’Asia centrale nelle reti Trans European Network – Transport (Ten-T), che rappresentano i nodi principali di trasporto ferroviario, portuale, aeroportuale del continente.

Il corridoio IMEC rappresenterebbe quindi un ulteriore tassello per diversificare le rotte logistiche nella direttrice est-ovest e collegare tre poli fondamentali della futura manifattura e del commercio globale: Europa, India e Medio Oriente. Inoltre, evitando l’attraversamento del Canale di Suez, tale corridoio rappresenterebbe anche un’ulteriore alternativa alle suddette rotte commerciali con l’oriente nel caso di crisi dovuti agli attacchi yemeniti degli Houthi alle navi in entrata nel Mar Rosso. La Commissione europea, inoltre, sostiene che il nuovo corridoio garantirebbe una riduzione del 40% dei tempi complessivi per i commerci tra India ed Europa, con una riduzione altresì dei costi.

Trieste potrebbe essere ideale ad ospitare una struttura di gestione (Segretariato Permanente) delle infrastrutture attinenti al solo tratto terminale Adriatico-Balcanico del corridoio IMEC (in coordinamento e senza sovrapposizione di funzioni con il Segretariato Permanente della Comunità dei Trasporti dell'Europa sudorientale), per le sue caratteristiche peculiari e per la presenza in città dell’InCE, a cui aderiscono Slovenia, Croazia e tutti gli stati balcanici nonché quelli attraversati dal Corridoio Mediterraneo di collegamento fra Trieste e l’Ucraina.

Documenti

#Missione
Statuto dell’Associazione Sustainable Financing
#PortoVecchio
Accordo di Programma Porto Vecchio
#PortoVecchio
All. 1 – Tav 0 – Ambito Accordo Programma
#PortoVecchio
All. 2 – Beni da alienare e da mantenere in proprietà comune
#PortoVecchio
All. 3 – Statuto Consorzio URSUS
#PortoVecchio
All. 3 – Statuto Consorzio URSUS – Allegato A
#PortoVecchio
All. 23 – R Relazione – VAR PV
#PortoVecchio
All. 32 – Adeguamento PPR Porto Vecchio
#StrategiaFinanziaria
EFAD – Report finale
Voi entrare a far parte del progetto?

L’Associazione Sustainable Financing è stata creata grazie all’apporto di soci fondatori in prevalenza gruppi imprenditoriali, ma anche privati cittadini, Associazioni professionali e di impresa, nonché soggetti finanziari, interessati a costituire a Trieste un forte polo di attrazione finanziaria a livello europeo e mondiale. L’Associazione è tutt’oggi aperta all’ingresso e al contributo di nuovi soci che vogliano impegnarsi e sostenere l’azione di promozione anche affiancando le Istituzioni politiche che sosterranno il progetto, in primis, in sede nazionale, sia a livello di governo che di Parlamento, quindi in sede europea.

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